De Simone-Bardellino
Angelo Bardellino e Roberto De Simone

Illecito, ai sensi del regolamento vigente del Comune sui Beni Confiscati, il contratto di comodato d’uso gratuito stipulato nel 2021 tra Commissario prefettizio e Sezione Navale GdF di Gaeta

Ritorniamo, in maniera più compiuta ed esaustiva, documento del Comune di Formia alla mano, sulla vicenda, abbozzata in un precedente articolo sulle motivazioni depositate dal Tribunale di Cassino sulla condanna a 7 anni per vicende di droga dell’ex basco verde, in servizio a Gaeta, Roberto De Simone, del trasferimento, con contratto d’affitto decennale di comodato d’uso gratuito, da parte dell’allora commissario prefettizio del comune formiano Silvana Tizzano, alla locale Sezione Navale della Guardia di Finanza con sede a Gaeta, di un villino – suddiviso in due appartamenti – da destinare ad alloggi temporanei per i militari in servizio presso la locale scuola nautica della Finanza.

L’antefatto

Correva l’anno 2021: il Comune di Formia risultava commissariato ed amministrato dalla dottoressa Tizzano dopo la defenestrazione del sindaco in carica, Paola Villa, per una congiura dei soliti volti e delle solite facce della politica-politicante formiana. In data 14 ottobre di quell’anno, il commissario prefettizio convoca una conferenza stampa in Comune e, in compagnia del Generale di Brigata e Comandante del Centro Navale della Guardia di Finanza di Formia-Gaeta Antonello Maggiore, del responsabile dell’ufficio amministrazione tenente colonnello Giovanni D’Onorio De Meo, della dirigente al settore Patrimonio del Comune Tiziana Livornese e, in collegamento video da Latina, del prefetto di Latina Maurizio Falco, annuncia Urbi et Orbi il ripristino in quattro e quattr’otto della legalità a Formia.

A cosa si riferiva la commissaria prefettizia Silvana Tizzano?

Semplice. Nientepopodimenoche all’attuazione del provvedimento di sequestro e confisca di un villino appartenuto alla famiglia Bardellino in quel di via Giorgio La Pira – località lungomare di Vindicio -: assegnato da lei dopo che, nei sette anni precedenti – il tempo intercorso tra il sequestro, la confisca, il trasferimento al patrimonio indisponibile del Comune di Formia e l’assegnazione alla Guardia di Finanza -, le precedenti amministrazioni, nessuna esclusa, non erano riuscite nel ripristino della legalità e nell’affermazione della presenza dello Stato sul territorio. Tutti contenti, quel giorno: compresa la sindaca non più sindaca, professoressa Villa, che plaudiva all’assegnazione ai finanzieri della Navale di Gaeta dei quei due appartamenti e sui social esultava e se la rideva pensando al disagio che, a suo dire, avrebbero ora patito Angelo Bardellino e i suoi familiari che ancora occupavano altri dei beni sequestrati e confiscati contigui al villino di via La Pira nell’avere come vicini di casa militari della GdF e ritrovandosi con auto dei baschi verdi parcheggiate sotto casa a un tiro di schioppo.

Le cose stanno proprio così?

Assolutamente no!

A prescindere dal fatto che quel documento firmato dalla dottoressa Tizzano e quel contratto siglato dal Comune di Formia con la Sezione Navale della Guardia di Finanza di Formia e Gaeta non ha mai avuto un seguito pratico per l’inadempienza da parte dell’Ente comunale nell’eseguire quei lavori necessari a rendere un minimo agibile i due appartamenti e per l’indifferenza di coloro che avrebbero dovuti occuparli nel chiedere e sollecitare la realizzazione degli stessi, tutto nasce con un palese vizio di forma e sostanza che lo rende nullo.

Stando, infatti, al Regolamento per la concessione in uso dei beni confiscati alla criminalità organizzata, approvato con deliberazione n. 59 del Consiglio Comunale di Formia in data 27/08/2024 e tutt’ora vigente, il bene in questione non poteva assolutamente essere assegnato alla Guardia di Finanza e a nessun’altra forza dell’ordine e, perciò, prendendone possesso, i militari della GdF compierebbero un atto contra legem ergo sarebbero passibili di denuncia e/o querela da parte di coloro ai quali i beni sono stati sequestrati e confiscati o di qualsiasi altro cittadino e/o associazione e/o ente-organizzazione che, secondo le finalità di assegnazione del suddetto regolamento, rientrerebbero tra le categorie alle quali potrebbe e dovrebbe essere destinato.

Articoli 6-7-8 del Regolamento comunale: finalità del bene assegnato

Tre e soltanto tre sono le finalità del bene assegnato contenute nel documento liquidato dal Consiglio comunale nell’agosto del ’20 ; e tra esse, assolutamente, non c’è quella dell’uso al fine di privata abitazione per appartenenti alla Guardia di Finanza, in servizio e non, e a qualsiasi altra forza dell’ordine. I summenzionati articoli 6-7-8, infatti, parlano esclusivamente di utilizzo per fini istituzionali (art.6) “per l’espletamento delle attività dei propri uffici e per il perseguimento dei fini istituzionali dell’Ente in ambito sociale, culturale, dell’istruzione, ambientale e, comunque, aventi ricadute, dirette e indirette, sulle comunità rappresentate”; per fini abitativi (art.7) ed esclusivamente “per fronteggiare l’emergenza abitativa”: per fini sociali (art.8) consentendo “l’attuazione delle politiche di promozione sociale, culturale, ambientale, della legalità e della sicurezza favorendo opportunità di sviluppo e di crescita del territorio e, contestualmente, contribuendo a fronteggiare il disagio sociale, l’emarginazione e la disoccupazione”. Per questa finalità, i beni, a titolo gratuito, potranno essere concessi a soggetti quali “comunità – anche giovanili -, enti, associazioni senza fini di lucro maggiormente rappresentativi della comunità locale, organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, comunità terapeutiche e centri di recupero, soggetti preposti alla cura e riabilitazione dalla tossicodipendenza, associazioni ambientali e associazioni d’arma, culturali, sociali, religiose” che, però, non potranno usare il bene confiscato e assegnato quale mera sede sociale in quanto, in esso, dovranno svolgersi “attività e funzioni ad esclusivo servizio del territorio”.

Va da sé, da quanto sopra riportato e contenuto nel Regolamento ufficiale del Comune di Formia sui beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che tutto si sarebbe potuto fare del villino della famiglia Bardellino fuorché assegnarlo alla Guardia di Finanza, non avente alcun titolo, tra l’altro, a riceverlo e, men che meno, di destinarlo a privata residenza dei militari in servizio presso la sezione navale di Gaeta come, pare, non sia neppure accaduto perché risulta che mai nessun basco verde abbia abitato uno dei due appartamenti “generosamente” donati dall’allora commissaria prefettizia di Formia Silvana Tizzano.

L’ombra di un “favore” ad Angelo e la sua famiglia?

Dietro tutta questa vicenda che potrebbe trattarsi di un mero errore compiuto per superficialità, leggerezza, ignoranza amministrativa e via discorrendo, potrebbe però celarsi altro. En passant, infatti, facciamo notare la coincidenza che il militare arrestato e condannato in primo grado a sette anni nel processo denominato White Fruit, Roberto De Simone di Formia, amico personale di Angelo Bardellino e di diversi altri soggetti a lui vicini, oggi o in passato, quali, su tutti, Giovanni “Gianni” Luglio, prima degli arresti e delle condanne per droga era proprio in servizio presso la Sezione Navale di Gaeta della Guardia di Finanza.

Torniamo perciò a chiederci – non temendo le allusive e neppure tanto meno velate minacce di querela temeraria ricevute da stretti congiunti del finanziere spacciatore condannato dopo il primo articolo qui pubblicato sulla storiaccia – ma, soprattutto, a domandare a magistratura e forze dell’ordine se non ci possa essere un nesso tra il personale legame Roberto De Simone-Bardellino e altri e il trasferimento alla GdF di Gaeta del villino assegnato ma mai abitato: ricordando che, come dimostrato dal suo violare gli arresti domiciliari per incontrare pregiudicati in attesa del processo che lo ha visto poi condannato lo scorso aprile, il predetto, essendo ai tempi dell’assegnazione del bene confiscato a piede libero per aver patteggiato una pena a circa due anni per spaccio di droga, avrebbe potuto giocare un ruolo nell’incontrare persone a lui vicine che avrebbero potuto indirizzare altri soggetti, ignari, a destinare il villino dei Bardellino in località Vindicio proprio alla Sezione Navale presso cui lavorava prima di, secondo quanto stabilito dai giudici, doverla lasciare per aver infangata la divisa beccandosi due condanne per spaccio di sostanze stupefacenti.

In attesa che un’ipotesi giornalistica possa divenire un’ipotesi investigativa, suggeriamo, per diradare ogni ombra, sospetto o altro, ai vertici attuali della locale Sezione Navale della GdF di Formia-Gaeta di riconsegnare al Comune di Formia il bene ricevuto che, possibile favore o non favore ad Angelo Bardellino e famiglia, abbiamo dimostrato come non dovesse essere assegnato ai baschi verdi del Golfo.

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