19 arresti in una maxi-operazione dell’Antimafia
Un terremoto, in queste ore, ha scosso le curve rossonerazzurre; e non trattasi di boato generato dall’esultanza del tifo organizzato per una rete o una vittoria nel derby. La scossa tellurica che, metaforicamente, sta facendo tremare lo stadio Giuseppe Meazza di San Siro, infatti, è dovuta all’operazione condotta da Polizia di Stato e Guardia di Finanza e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura del capoluogo lombardo: azione giudiziaria che ha visto finire in manette 19 tifosi tra interisti e milanisti.
I nomi degli arrestati
A finire in carcere o ai domiciliari sono, tra gli altri, Andrea Beretta, leader della Curva Nord e già in manette per l’omicidio di Antonio Bellocco; Marco Ferdico, altro leader del tifo organizzato nerazzurro e vicino proprio al Bellocco; Luca Lucci, capo ultrà della Curva Sud, una condanna per droga, salito alla ribalta nel 2018 quando si fece fotografare in compagnia dell’allora ministro degli Interni Matteo Salvini alla festa per i 50 anni della curva milanista. Pesanti le accuse che oscillano dall’associazione a delinquere, aggravata dal metodo mafioso, all’estorsione, alle minacce e lesioni, fino a una sfilza di altri reati legati al business del bagarinaggio, della vendita all’interno dello stadio, della gestione dei parcheggi all’esterno di San Siro anche in occasione di eventi e concerti.
Il nome di un consigliere regionale nell’inchiesta
Tra i 40 indagati figura anche il nome del consigliere regionale lombardo (eletto con Letizia Moratti) e già consigliere comunale di Milano sempre nel centrodestra Manfredi Palmeri: è sospettato di corruzione nella tranche dell’inchiesta relativa alla vicenda della gestione dei parcheggi all’esterno dello stadio per l’amicizia con un imprenditore interessato ad aggiudicarsi l’appalto.
La posizione di Inter e Milan
Al momento, invece, non emergono responsabilità, dirette o indirette, delle società di Inter e Milan nelle vicende che hanno portato alla maxi-operazione di oggi coordinata dall’Antimafia. Quello che viene fuori per ora, invece, è lo stato di profonda subalternità e passività, soprattutto in casa nerazzurra, al modus operandi degli ultras della Nord e della Sud.
Melillo: Basta far finta di niente! Rischio infiltrazioni criminalità nelle società di calcio
A detta di Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia, “questa vicenda è importante per l’occasione che si offre al dibattito pubblico per riflettere su motivi di rischio assai concreto che si proiettano su parte significativa del sistema del calcio professionistico e non professionistico italiano”. In una conferenza stampa ad hoc, inoltre, il procuratore capo dell’antiterrorismo ha anche spiegato che “è un’indagine importante in sé perché si è dimostrata un’eccezionale capacità di penetrazione investigativa in ambienti retti da logiche di intimidazione e omertà. È un’indagine importante perché costringe ad aprire gli occhi sulla realtà che presenta rischi di deriva criminale negli stadi italiani e condizionamento anche mafioso nella vita delle società calcistiche: sono imprese nel mirino delle organizzazioni criminali che ritraggono occasioni di profitto, espansione e capacità di influenza”.