Bene confiscato “regalato” alla GdF Gaeta e “ammuina” pro-Bardellino

Angelo Bardellino, Navale GdF Gaeta, Silvana Tizzano
Angelo Bardellino, Sezione Navale GdF, Silvana Tizzano

I nostri articoli di denuncia colgono nel segno e, ora, tutti provano a pararsi il cosiddetto… Mentendo sapendo di mentire

“La verità mi fa male” cantava negli anni Sessanta Caterina Caselli; e così, parafrasando il celebre brano della nota artista e produttrice musicale, possiamo, con cognizione di causa, scrivere che, a Formia, la verità o la ricerca di essa sui beni sequestrati, confiscati alla famiglia Bardellino in località Vindicio e da alcuno mai occupati, fa paura a molti: amici e nemici del nucleo familiare sanciprianese, mafia e antimafia, istituzioni, autorità e semplici cittadini omertosi/conniventi.

A seguito di due nostri articoli che sollevavano, carte alla mano, dubbi sulla liceità dell’assegnazione nel 2021 alla Sezione Navale della Guardia di Finanza di Gaeta – decretata dall’allora commissario prefettizio del Comune di Formia Silvana Tizzano – di un’unità immobiliare, suddivisa in due appartamenti, sita in via Giorgio La Pira, residenza di Ernesto Bardellino e sua moglie Flora Gagliardi e di almeno di uno dei loro figli, assegnazione sospetta in primis perché contra legem e in secundis in quanto presso la stessa Sezione Navale della GdF era in servizio, ai tempi, un appuntato conoscente di Angelo Bardellino poi arrestato, dai suoi stessi colleghi di Formia, perché accusato e poi condannato dal Tribunale di Cassino di essere uno spacciatore e trafficante di droga in concorso con altri soggetti gravitanti intorno alle locali famiglie di camorra insediatesi nell’ex Perla del Tirreno, si è scatenato il finimondo tra sodali – presunti – e avversari – altrettanto ipotetici – dei parenti stretti di don Antonio Bardellino – il morto che, a detta di una ricostruzione fantasiosa della Dda di Roma e Napoli, parlerebbe o avrebbe parlato a lungo dopo la sua morte ufficiale nel 1988 in Brasile -, fondatore dello spietato clan dei Casalesi.

Repetita iuvant: la Navale di Gaeta deve riconsegnare il bene al Comune che lo deve riconsegnare all’Anbsc

Ricostruzioni suggestive e, in alcuni casi, palesemente fasulle, fuori e dentro i social stanno circolando da ore, giorni, settimane dopo che, semplicemente, dalle nostre pagine avevamo dimostrato come il bene sequestrato e confiscato ai Bardellino non potesse essere assegnato alla GdF di Gaeta per farne alloggi per militari fuori sede perché l’atto commissariale, firmato dalla dottoressa Tizzano nell’ottobre 2021, violava le norme comunali vigenti sulla destinazione dei beni tolti alla criminalità organizzata nel comune di Formia: norme volute proprio da chi, ora, nel difendere la legalità, non si rende conto di fare un favore a coloro i quali da sempre dice di combattere nel momento in cui insiste nel plaudire a quell’assegnazione e si spende a gran voce – autonomamente o su suggerimento della stessa GdF di Gaeta – affinché i finanzieri della locale Sezione Navale possano prendere possesso dei due appartamenti loro assegnati per complessivi 102 mq con annesso giardino – altro che cantine, depositi, bassi e baggianate varie diffuse ad arte per ingannare l’opinione pubblica e confondere le idee con situazioni che c’entrano come i cavoli a merenda rispetto all’illegittima assegnazione ai baschi verdi gaetani dell’unità immobiliare confiscata, tra altre, ai Bardellino – .

GdF Gaeta: errare humanum est, perseverare autem diabolicum

A gettare un’ombra sinistra sull’operato di coloro che, ai tempi, oramai tre anni fa, “regalarono” a spese dei contribuenti formiani per dieci anni in uso gratuito due appartamenti ai militari dell’illustre scuola nautica della Finanza che non si è mai preoccupata neppure di provare ad occuparle e/o abitarle, nascondendosi dietro l’alibi, falso, delle responsabilità del Comune e di un’inagibilità che, in queste ore, un oscuro funzionario comunale vuole far passare come inabitabilità per soffitte che, magicamente, si sarebbero abbassate fino a toccare un’altezza non congrua a esseri umani poco più grandi di Gulliver nella terra dei giganti, l’aggravante – a nostro parere – dell’appartenenza alla Navale di Gaeta del finanziere formiano (D.S.R) conoscente di Angelo Bardellino e incappato in ben due condanne (a un anno e otto mesi ed a sette anni) per due fatti distinti riconducibili alla detenzione, spaccio e traffico di sostanze stupefacenti su Formia e dintorni. Inoltre, come non dimenticare che la Sezione Navale di Gaeta è recidiva nel ricevere e poi non occupare, facendo di fatto un grazioso omaggio ed una gentile concessione a don Ernesto Bardellino e famiglia, i medesimi beni sequestrati e confiscati in via Giorgio La Pira a pochi passi dal lungomare di Vindicio. Già nel lontano 2009, infatti, l’allora Amministrazione comunale destinò uno di quegli appartamenti alla scuola nautica della Finanza con la stessa, medesima, identica motivazione della commissaria prefettizia di Formia Silvana Tizzano nel 2021: alloggi da destinare a militari fuori sede e in servizio alla base nautica di Gaeta.

Cosa fecero allora i baschi verdi?

Semplicemente quello che hanno fatto ora; e, cioè, non occuparono mai quelle case e neppure le riconsegnarono se non a quattro anni di distanza; privando, di fatto, il Comune della possibilità, ove mai qualcuno ne avesse avuta veramente l’intenzione, di destinarle alle vere finalità istituzionali e sociali per le quali dovevano essere assegnate.

In sintesi, senza dilungarci oltre, ribadiamo che tutto quello che sta circolando in queste ore da una parte e dall’altra della barricata pro e contro Bardellino e accoliti, è solo pantomima, gioco delle parti, per pararsi il fondoschiena e salvarsi la reputazione davanti alla controinformazione sull’assurda vicenda che da vent’anni vede i beni sequestrati, confiscati, destinati sempre allo stesso comparto delle locali forze dell’ordine ma, nei fatti, completamente nella disponibilità di coloro ai quali sarebbero stati sottratti che, anche in queste ore, siamo certi e, fidatevi, magari lo stanno già appurando investigatori ed inquirenti meno “distratti” – diciamo così -, fuori e dentro le istituzioni, fuori e dentro le autorità, hanno chiamato a raccolta i loro, celati, fedelissimi affinché si faccia un po’ di “ammuina” e, passato il clamore, si spenga l’indignazione.

Non lo consentiremo e ci auguriamo che, invece, politici, intellettuali, colleghi giornalisti, semplici cittadini che professano l’avversione alle mafie sul territorio ci seguano e sostengano senza provare, come pur qualcuno sta cercando goffamente a fare in queste ore, di appropriarsi dei nostri spunti, delle nostre denunce, delle nostre battaglie senza avere neppure la bontà e l’onestà intellettuale di riconoscerci il merito – piccolo o grande lo vedremo più avanti – di aver riacceso i riflettori sulla Formia Connection.

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