Carceri, Regimenti: 250 mila euro per dignità detenzione

Luisa Regimenti su finanziamento per migliorare condizioni carceri Lazio
Luisa Regimenti

Sullo stato delle carceri nel Lazio e sulla condizione dei detenuti, l’assessore al Personale, alla Sicurezza urbana, alla Polizia locale, agli Enti locali, all’Università della Regione Lazio Luisa Regimenti ha dichiarato che “la Giunta Rocca è al lavoro per restituire dignità ai detenuti e alle persone che lavorano nelle carceri del Lazio. Da oggi e fino al 29 novembre è aperto il bando ‘Costruire futuro’ per la concessione di finanziamenti finalizzati al miglioramento della vita detentiva e al reinserimento sociale delle persone private della libertà. A disposizione delle organizzazioni no profit del Lazio 250mila euro per migliorare la vita dei detenuti e garantire l’adozione di misure idonee ad assicurare il rispetto dei diritti fondamentali delle persone private della libertà personale. Vogliamo realizzare un insieme di iniziative che, nel solco dello spirito dell’articolo 27 della Costituzione, contribuiscano alla espiazione di una pena utile e proficua al fine di restituire alla società uomini più consapevoli e responsabili. L’obiettivo è umanizzare la pena ed abbattere il tasso di recidiva ancora troppo alto per i detenuti non inseriti in programmi di reinserimento sociale”. L’assessore Regimenti ha quindi aggiunto che “quest’anno, insieme con le misure volte per garantire il diritto all’istruzione, vogliamo puntare su progetti che sostengano la genitorialità, azioni di prevenzione della violenza di genere, percorsi volti a ridurre la recidiva nei reati di genere, al sostegno al benessere psicofisico, alla mediazione linguistica e culturale, ad iniziative di formazione orientamento al lavoro. Per ciascuna attività proposta è previsto un sostegno economico massimo di euro 15mila. Il nostro impegno è volto a garantire condizioni di vita dignitose ai detenuti, prendersi cura della loro salute fisica e mentale ed evitare che il carcere abbia solo una funzione punitiva. È una questione di dignità, umanità ma anche di utilità sociale perché la rieducazione del condannato è l’unico strumento che abbiamo affinché, una volta in libertà, il detenuto non commetta nuovi reati“.

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