La magistrata ritorna al tribunale di Latina senza aver dato un nome a mandanti ed esecutori del ferimento di Gustavo Bardellino
Di queste ore la notizia che sarebbe stata assegnata una scorta di terzo livello alla sostituta procuratrice Luigia Spinelli, ancora in forze alla Direzione distrettuale antimafia di Roma, per non meglio precisate e identificate “minacce indirette” alla sua persona. Informazione che segue di qualche giorno quella, essa sì certa, del ritorno al Tribunale di Latina, quale nuovo procuratore aggiunto, della dottoressa impegnata nel contrasto alle mafie sul territorio pontino: nomina che, per essere operativa, attende unicamente la validazione del Plenum del Consiglio superiore della magistratura dopo che ha ottenuto il via libera della V Commissione del Csm. Luigia Spinelli, quindi, come prima di lei il sostituto procuratore Corrado Fasanelli – trasferitosi presso la Procura di Tivoli -, abbandona la Direzione distrettuale antimafia e, di fatto, ufficializza lo scioglimento di quello che, quando fu costituito, al tempo fu definito “il pool pontino della Dda” che avrebbe dovuto imprimere una svolta al contrasto della e alle inchieste sulla criminalità organizzata in provincia di Latina; in particolare in quell’area grigia tra lecito ed illecito, legalità ed illegalità, onestà e disonestà che è l’area meridionale della provincia con capofila il territorio di Formia.
L’abbandono e il nulla di fatto sulle inchieste Bardellino
D’accordo le indagini sui clan operanti nel comune capoluogo quali “Reset”, “Alba Pontina”, “Dirty Glass”, giusto per citarne alcune; ma non ci si nasconda dietro a un dito: il lavoro fatto dal duo Fasanelli-Spinelli presso la Direzione distrettuale antimafia di Roma va giudicato soprattutto in base alla capacità di squarciare il velo sull’infiltrazione camorristico-mafiosa nel tessuto politico-sociale-economico del Sud pontino e, in particolare, dell’ex Perla del Tirreno; e qui, purtroppo, la prossima procuratrice aggiunta presso il Tribunale di Latina e il suo sodale d’antimafia che, prima di lei, ha abbandonato la Dda di Roma per Tivoli, non ha prodotto risultati degni di nota nell’affermazione di una pur minima, flebile, abbozzata verità giudiziaria sui traffici illeciti di famiglie di camorra sul territorio.
“Sparatore” di Gustavo Bardellino: Who is?
L’inchiesta principale sulla quale si è lavorato negli ultimi 32 – e sottolineo 32 – mesi che avrebbe potuto rappresentare il grimaldello per scardinare un presunto sistema Bardellino, quella sul ferimento a colpi di arma da fuoco, presso l’autosalone Buonerba, di uno dei nipoti “formiani” del fondatore del clan dei Casalesi Antonio Bardellino, infatti, alla data del ritorno a Latina della sostituta procuratrice Spinelli è ferma a quello che gli inquirenti sapevano nei giorni e nelle settimane immediatamente successive all’agguato di Gustavo Bardellino e, cioè, poco più che il nulla mischiato con il niente: mandanti e, soprattutto, esecutori materiali restano avvolti in un’aura di mistero e non c’è un soggetto che, al di là delle notizie fatte circolare ad arte per tenere buone la pubblica opinione e la stampa, facendo veder di lavorare, che abbia ricevuto un avviso di garanzia quale indagato e/o accusato per il fatto criminoso. Passando, invece, all’immaginifica, surreale, suggestiva, impalpabile ipotesi investiga dell’esistenza in vita del fondatore dei Casalesi con tanto di blitz a favore di telecamere in quello che sarebbe stato il suo nascondiglio formiano per anni, poi, stendiamo un velo perché non è chiaro dove finisca la cronaca giudiziaria ed inizi il romanzo d’appendice con sconfinamenti nel gossip.
In conclusione, perciò, stando a quanto sopra esposto, augurando anzitutto alla dottoressa Spinelli che le notizie di presunte minacce alla sua persona siano poi ritenute un allarme ingiustificato o una giusta ma eccessiva precauzione da parte del prefetto di Latina, non possiamo esimerci dal riportare, registrare, catalogare come “fallimento” l’attività investigativo-giudiziaria del pool pontino della Dda di Roma sul territorio di Formia e limitrofo e, pur se fa male dirlo, a oggi nulla sappiamo di più di quanto già sapevamo sulla presenza della criminalità organizzata e sui suoi loschi affari in questi, paesaggisticamente ed architettonicamente meravigliosi, luoghi.