Tentati omicidi, aggressioni fisiche, attentati dinamitardi e furti ancora senza mandanti, moventi, esecutori
Gli appassionati di crime-fiction americane hanno imparato, grazie a Netflix e simili, a familiarizzare, negli ultimi anni, con termini quali cold case; ovvero, tradotto nella nostra lingua, letteralmente caso freddo e/o vecchio caso di cronaca nera e/o giudiziaria senza un colpevole. Di crimini e reati irrisolti, chi lo avrebbe detto, ce ne sono pure in quella che un tempo fu, giustamente, per le sue bellezze storico-paesaggistiche-architettoniche e non solo, ribattezzata la Perla del Tirreno: un agguato a colpi d’arma da fuoco contro il rampollo di una famiglia imparentata con il fondatore di uno dei più temibili clan di camorra della provincia di Caserta; un’aggressione fisica a colpi di bastone a scapito di un noto legale del territorio attivo nell’associazionismo civico e nella politica non politicante; un attentato dinamitardo a una rivendita di frutta e verdura riconducibile alla compagna di un conosciuto pregiudicato locale; furti e intrusioni notturne in esercizi pubblici del centro città e, addirittura, nelle stanze dell’Anagrafe comunale; a Formia pullulano gli episodi criminali, vecchi di due anni o giù di lì, irrisolti perché, a oggi, Carabinieri e Polizia non hanno saputo, potuto e/o voluto dare un nome e un cognome agli autori degli stessi, brancolando, letteralmente, nel buio più totale.
Colpi di pistola contro Gustavo Bardellino
Sicuramente, il cold case più datato e, allo stesso tempo, più eclatante di quelli riconducibili al territorio di Formia: il ferimento a colpi d’arma da fuoco, sul posto di lavoro, nientepopodimeno che di Gustavo Bardellino, figlio di Silvio e nipote di Ernesto e Antonio: il primo già sindaco socialista craxiano di San Cipriano d’Aversa e il secondo fondatore del clan camorristico ribattezzato dei Casalesi e caduto in circostanze mai chiarite in Brasile nel 1988. I fatti risalgono ormai al lontano 15 febbraio 2022 quando, mentre lavorava presso la rivendita Auto Buonerba in località Santo Janni di Formia, il nipote del boss casalese fu attinto da colpi di pistola esplosi da un’auto giunta sul posto accedendo a una stradina secondaria che conduce alla rivendita di auto e motoveicoli. Delle indagini furono investiti i carabinieri della locale compagnia capitanata dal maggiore Michele Pascale, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma con i sostituti procuratori Corrado Fasanelli – oggi non più alla Dda capitolina – e Luigia Spinelli; ma, a più di due anni e mezzo dai tragici fatti, i risultati portati a casa dagli investigatori sono pressoché nulli. Un mare di chiacchiere buone per finire sui giornali e tenere buona quella parte di opinione pubblica che chiede verità e giustizia su un tentato omicidio verso un uomo dal cognome piuttosto pesante, questo è quello che hanno prodotto 30 mesi di indagini a vuoto su un episodio di cronaca nera che rischia seriamente di restare senza un mandante, un movente, un esecutore: un tale Giuseppe Favoccia, di professione autotrasportatore, pensionato, amico di famiglia del ramo formiano dei Bardellino, arrestato e poi indagato e poi rinviato a giudizio per il possesso non dichiarato di una pistola considerata, erroneamente dagli inquirenti, in un primo momento quella da cui sarebbero partiti i colpi esplosi contro il Bardellino Gustavo; Luigi Diana, costruttore di origini casertane ma trapiantato a Formia e molto conosciuto sul territorio, e Giovanni Lubello, ex marito di Katia Bidognetti – figlia dell’altro boss casalese Francesco, conosciuto come Cicciotto e mezanotte -, a detta di un presunto pentito di camorra socio occulto della Buonerba Auto di Gianluca Buonerba, indagati in un primo momento ma, a oggi, mai destinatari di avviso di garanzia né tantomeno rinviati a giudizio per la circostanza, contestata dagli inquirenti, di essere i due soggetti recatisi presso l’autosalone formiano per regolare i conti – questioni di tradimenti coniugali – o “avvertire” il Bardellino Gustavo in quel lontano febbraio del 2022.
“Nun te scordà”: manganellate all’avvocato Christian Lombardi
Poco meno di 11 mesi dopo il ferimento a colpi di pistola di uno dei nipoti di Antonio Bardellino, Formia è nuovamente scossa per un’aggressione fisica, anch’essa ancora senza un nome che sia uno di un presunto responsabile né uno straccio di ipotesi investigativa, subita da un noto avvocato civilista impegnato politicamente a sostegno della ex prima cittadina formiana Paola Villa : Christian Lombardi. I fatti, secondo quanto primieramente denunciato sui social dalla cognata del Lombardi e, successivamente, raccolti nella deposizione rilasciata al commissariato locale della Polizia di Stato dalla stessa presunta vittima, si sarebbero svolti il 6 gennaio del 2023 in località via Mergataro. Il fondatore del movimento politico Un’altra città era a passeggio con il proprio cane quando da un’automobile, mai identificata, scese un uomo che, secondo quanto riportato dalla cognata dell’avvocato, gli chiese se l’animale fosse pericoloso per poi aggredirlo a colpi di manganello telescopico e, prima di risalire in macchina, avvisarlo con un minaccioso “Nun te scordà”. Le indagini, eseguite dagli agenti della Polizia di Stato allora guidati dal vicequestore Aurelio Metelli, non hanno condotto a nulla nonostante gli impianti di videosorveglianza installati da diverse villette che insistono nell’area.
Una bomba contro una rivendita di frutta e verdura
Altro crimine e altro cold case. 14 mesi dopo i fatti criminosi presso l’Auto Buonerba, ecco un altro, inquietante, episodio in stile camorra cutoliana e/o bardelliniana anni 80: l’attentato dinamitardo contro la saracinesca di un esercizo commerciale in pieno centro a Formia, a pochi passi da scuole elementari e medie. È giugno 2023 quando, poco prima dell’alba, i residenti in via Emanuele Filiberto odono distintamente un’esplosione simile a un forte petardo; solo qualche ora più tardi, però, si capirà, all’arrivo dei militari della locale Compagnia dei carabinieri, quello che è realmente accaduto: un ordigno, collocato alla base da sconosciuti, ha deflagrato la saracinesca della rivendita di ortofrutta Fustolo. A far drizzare le antenne agli investigatori è l’intestazione dell’esercizio gestito dalla compagna di Salvatore Fustolo: pluripregiudicato, indagato nell’operazione di Polizia di Stato Guardia di Finanza, coordinati dalla Dda di Roma, che a maggio 2022 aveva sgominato un sodalizio criminale dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti ed avente ai vertici la sorella del Fustolo, Carmina, e il cognato Italo Ausiello. Un episodio che potrebbe essere connesso a quello accaduto nel febbraio 2022 a Gustavo Bardellino e ad altri legati al racket e/o traffico di droga sul territorio; ma che al momento non è dato sapere chi e perché lo ha commissionato e chi e perché lo ha attuato.
Furti: preso di mira anche il Comune
Tra il ferimento del Bardellino Gustavo, l’aggressione all’avvocato Lombardi e l’attentato alla rivendita Fustolo, una serie di furti hanno interessato attività commerciali del centro cittadino e finanche la vicina sede degli uffici dell’Anagrafe comunale di Formia. Non serve sottolineare che anche gli autori degli stessi sono, a oggi, nonostante le denunce presentate a Carabinieri e Polizia, senza un volto, un nome o un cognome.
I primi due casi di effrazione risalgono alla notte tra il 18 e il 19 gennaio 2023 quando, a pochi passi l’uno dall’altra, furono visitate dai ladri le attività Bar Bitti in via Vitruvio e Bar-Pasticceria Vezza in via Lavanga. Titolari che presentarono regolare denuncia alle autorità e notizia che fu rilanciata su alcuni media locali con solito can can mediatico-social sull’allarme furti in città, ma che non hanno visto ancora assicurare alla giustizia il presunto o i presunti autori dei raid ladreschi. Il terzo, invece, insiste nella stessa zona dei primi due e colpisce perché a essere attenzionato dai ladri è il Comune di Formia nella sua sede in via Lavanga: l’effrazione e il tentato furto viene consumato a un mese esatto di distanza dagli altri, tanto da far pensare agli investigatori una connessione; ma spento il clamore mediatico dei primi momenti successivi alla denuncia, l’attenzione dell’opinione pubblica cala, l’azione degli investigatori scema ed essi finiscono, a 22 mesi dai fatti, nella lunga e non esaustiva, in un articolo di giornale, lista dei crimini irrisolti sul territorio di Formia.