Inchiesta GdF Formia: scarcerazione Fiammenghi

Dubbi sulla versione offerta al Gip dal piccolo imprenditore che ha ottenuto l’abolizione dei domiciliari

Il primo lo hanno già scarcerato; e, purtroppo, conoscendo gli esiti passati, nefasti per l’affermazione della giustizia sul territorio, di altre clamorose inchieste conclusesi in un nulla di fatto, su tutte la clamorosa operazione denominata “Sistema Formia” che, dieci anni orsono, scosse dalle fondamenta l’amministrazione e la politica cittadine per poi risolversi in uno dei più scontati e classici “a tarallucci e vino”, non dubitiamo che chi amministra la giustizia nel comprensorio possa ben presto vanificare la brillante operazione della Guardia di Finanza di Formia che, appena due settimane fa, ha portato a diversi arresti, obblighi di firma ed indagati a vario titolo e a piede libero per una presunta truffa sui bonus edilizi perpetrata ai danni dello Stato per un ammontare pari alla bellezza di 79 mln d’euro di contributi richiesti e non dovuti.

Il beneficato della trasformazione della misura restrittiva degli arresti domiciliari a quella meno afflittiva dell’obbligo di firma è Amleto Fiammenghi: formiano di Maranola con radici nel salernitano, piccolo imprenditore edile, cognato di colui che è considerato il vero e proprio Deus ex machina del raggiro fiscale scovato dagli uomini capitanati dal tenente colonnello Luigi Galluccio, Aniello Ianniello. Assistito (oltre che dall’avvocato Giovanni Bove) dal legale di fiducia Pasquale Cardillo Cupo, suo compagno di partito in Fratelli d’Italia, nell’interrogatorio di garanzia avrebbe dichiarato di essere all’oscuro dei loschi traffici compiuti dal congiunto a sua insaputa e, per avvalorare la tesi difensiva di novello Claudio Scajola de noantri (quello della casa acquistata ed intestatagli a sua insaputa), avrebbe parlato di una presunta denuncia presentata alla locale Caserma dei Carabinieri di Formia nel marzo di quest’anno dove, ai militari che l’avrebbero raccolta, avrebbe raccontato delle sue credenziali Spid sottratte dal cognato commercialista che, forse, le avrebbe adoperate senza il suo consenso. Tanto è bastato al Gip del Tribunale di Cassino, dott. Domenico Di Croce, per “bersi” la storiella del Fiammenghi e, a fronte di risultanze investigative provate e fondate anche su intercettazioni telefoniche ed ambientali dei baschi verdi di Formia, rimetterlo tranquillamente in libertà; rischiando così, in questa fase dell’inchiesta, che inquini anche le prove raccolte contro di lui e i suoi sodali.

Troppe cose non tornano nella versione di Fiammenghi. Tre domande ai carabinieri di Formia

Troppe le incongruenze nella “storiella” del Fiammenghi con la quale, il suddetto soggetto, ha riacquistato la libertà.

Anzitutto, il passarsi per operaio edile quando, invece, egli risulta essere intestatario di diverse società – almeno così dicono le carte dell’inchiesta -, alcune delle quali adoperate (forse sempre a sua insaputa?) proprio per perpetrare la truffa e per la quale restano ai domiciliari Giovanni “Gianni” Luglio; Attilio Janniello e Giancarlo Simeone.

Secondo punto. Non convince affatto la denuncia che il Fiammenghi avrebbe presentato alla locale Caserma dei Carabinieri nel marzo 2024 per denunciare il furto e l’utilizzo indebito da parte del cognato delle sue credenziali Spid per accedere, tra le altre cose, al cassetto fiscale delle aziende a lui intestate dell’Agenzia delle Entrate e caricare i finti crediti d’imposta. Se risultasse vera la circostanza della querela di parte che, a noi, pare tanto essere un espediente difensivo prodotto in fretta e furia per trovare un appiglio con il quale ottenere dal Tribunale di Cassino l’annullamento dei domiciliari, qual è la posizione dei militari della Caserma sulla via Appia in merito?

In altre parole, i carabinieri che avrebbero raccolta quella querela di parte risalente a sei mesi fa, hanno poi avviata un’indagine parallela a quella della GdF? hanno avvisati i colleghi della Guardia di Finanza o la Procura di Cassino di un elemento che poteva far sospettare un possibile illecito? hanno messo in fondo a un cassetto la denuncia forse fatta presentare perché, qualche talpa, aveva fatto trapelare l’attenzione dei baschi verdi sul Fiammenghi e altri e, quindi, recandosi presso l’Arma, egli stava precostituendosi un attenuante e/o alibi da poter esibire, come fatto poi, nel caso gli eventi fossero precipitati come successo con gli arresti e le perquisizioni di due settimane fa?

Dubbi, domande, curiosità da giornalisti ai quali, speriamo, arrivino le risposte da chi è demandato a fornirle.

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