A scorrere la bacheca Facebook di Giovanni “Gianni” Luglio – uno dei tre formiani (gli altri due sono Amleto Fiammenghi e Giancarlo Simeone) finito agli arresti domiciliari nell’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Formia, capitanata dal tenente colonnello Luigi Galluccio, su presunti illeciti nell’accesso alle misure a sostegno delle imprese varate dal Governo Conte II nel pieno della pandemia da Covid19, più che in un gruppo di amici social, sembra imbattersi in un’associazione a delinquere. Diversi, compresi alcuni finiti in manette o sul registro degli indagati nella suddetta azione della Gdf locale, eseguita nella giornata di mercoledì 11 settembre, i nomi di soggetti pregiudicati per una sfilza di reati o, semplicemente, in odore di malavita e chiacchierati in città per le proprie frequentazioni non proprio cristalline e limpide. La lista è piuttosto lunga e variegata.
I condannati e/o indagati
Partendo da chi ha avuti problemi, vecchi e nuovi, con la giustizia, non si può non iniziare dai compagni di merenda del Luglio che, in una storiaccia risalente ormai a venti anni fa, passò alle cronache e nelle aule dei tribunali come “Formia Connection“. Tra loro, per esempio, si ritrova Franco D’Onorio De Meo: arrestato prima e condannato poi con sentenza definitiva passata in giudicato insieme al Luglio, a Tommaso Desiato ed Angelo Bardellino per reati che vanno dall’estorsione all’uso delle armi in concorso. Scorrendo la bacheca Facebook del Luglio ci si imbatte, poi, in Angelo Lombardi detto “Dentino” o ” Caciotta”: finito in manette e rinviato a giudizio nella operazione antidroga, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, del maggio 2022 e che smantellò un pericoloso sodalizio criminale che, secondo gli inquirenti, era gestito da Italo Ausiello e Carmina Fustolo. Fustolo: un cognome che si ritrova tra i 603 amici social del Gianni Luglio nel profilo di Salvatore – gravato da diversi precedenti di polizia -, fratello della succitata Carmina e gestore, assieme alla consorte, della rivendita di frutta e verdura in pieno centro cittadino alla quale, uno o più soggetti rimasti ancora senza volto e nome, nel giugno del 2023 fecero saltare la saracinesca del negozio con un ordigno esplosivo. Veniamo all’operazione di ieri con l’amicizia, visti i riscontri degli inquirenti, non solo virtuale, con il formiano di Maranola Amleto Fiamminghi: soggetto organico al coordinamento cittadino di Fratelli d’Italia, nominato dai vertici locali del partito di Giorgia Meloni delegato al “Folklore ed alle Tradizioni” e il cui coinvolgimento in questa brutta vicenda ancora tutta da dimostrare, potrebbe mettere in imbarazzo più d’uno nell’altro azionista della maggioranza politico-amministrativa di centrodestra che governa la città di Formia. Non mancano, infine, tra i contatti Facebook dell’ex sodale di Angelo Bardellino ai tempi della Formia Connection, altri indagati nella presunta truffa allo Stato per poco meno di 80mln di euro, scoperchiata dalla Guardia di Finanza locale, quali Delio Nardella, Simone Nardella e il conosciutissimo, per i suoi trascorsi politici nelle fila del centrodestra, in provincia Erasmo Picano.
La zona grigia
Fin qui i pregiudicati, indagati, sospettati di ogni risma e misura che si scovano qua e là scorgendo i profili social dell’uomo finito agli arresti domiciliari perché, con altri, in concorso, avrebbe avuto un ruolo apicale in questa storia crediti riscossi e bonus incassati frodando la collettività; ma dal profilo del Luglio vengono fuori tanti e tanti nomi di quella Formia, autoctona e non, che intrattiene rapporti – formali e non – e usa cortesie verso esponenti criminali, financo camorristi ed eredi di famiglie in odore di mala, pur se incensurata fino a prova contraria. È la storia della zona grigia che fiancheggia i Bardellino, i Bidognetti, i Giugliano, i Roberti, gli Esposito e tanti, tanti altri tra figli, nipoti, cugini delle storiche famiglie di criminalità organizzata casertano-napoletane che hanno scelto la ex Perla del Tirreno come buen retiro e, forse, come sospettano gli investigatori, nel caso degli eredi del fondatore del clan dei Casalesi o dei parenti di “Cicciotto ‘e mezanotte” per riorganizzare e gestire i loro affari illeciti dal Golfo di Gaeta: si va dalla titolare di una boutique alla moda in pieno centro alla consorte di un appartenente alla Polizia di Stato, passando per il titolare di una nota concessionaria di auto e moto nell’area di Levante e un altro appartenente alla Polizia di Stato, finendo con equivoci personaggi più volte saliti ai disonori delle cronache giudiziarie che vivono un po’ così, arrangiandosi. I primi di questi personaggi che “no la camorra a Formia non esiste” e che poi fanno gli auguri social e postano cuoricini sotto i post di “Angelo e i suoi fratelli”, sono P. M. e P. L.: il primo arrestato nel 2004 nella vicenda della Formia Connection e poi assolto nel 2011, ma al quale la Cassazione bocciò la richiesta di risarcimento, con annessa condanna al pagamento delle spese processuali, perché, testuale, “le informazioni in suo possesso erano ampiamente atte a fargli cogliere l’idoneità delle medesime alla creazione di un’apparenza gravemente indiziante”; il secondo salito alla ribalta per l’aggressione ai danni di un giornalista locale nel 2015, reo di aver riportato informazioni su un incarico dato dal Comune alla ditta della consorte che, per giustificare, P. L. aveva citato quali dipendenti della stessa medesima ditta proprio il suddetto P. M. insieme ad altri tre. Come avrebbe detto il Corrado della Corrida, però, “non finisce qui”. Habitué dei profili equivoci sono pure A. R. M. e I. M.: la prima titolare di un negozio di moda per donna nella parte alta della centralissima via Vitruvio e la seconda residente da mezzo secolo a Formia, in una via attigua al principale corso cittadino, e coniugata con un appartenente alla Polizia di Stato in servizio in provincia di Napoli. Non poteva mancare tra i contatti social del Luglio, essendo questi da sempre vicino ai Bardellino di Formia, il B. G.: datore di lavoro di Bardellino Gustavo e titolare di quell’autosalone nel quale, a febbraio 2022, uno dei nipoti del fondatore del clan dei casalesi fu attinto da colpi d’arma da fuoco in un agguato simil-camorristico divenuto un cold case senza mandanti né esecutori. Da segnalare, infine, anche D. M. A: nativo del territorio e una vita in Polizia di Stato.
The Intouchables?
Ci fermiamo qui perché si potrebbe continuare all’infinito. A chiosa, però, prendendo spunto proprio da quanto scritto nella bio del suo profilo FB ove, il Luglio, si definisce un” intouchable” (intoccabile), ci chiediamo se questa sua affermazione nasca semplicemente da una smargiassata di quelle tanto care a taluni individui oppure, visto anche quanto sopra scritto circa profili riconducibili a uomini della PS, l’uomo arrestato dalla Guardia di Finanza poteva godere ed a goduto di coperture e amicizie di insospettabili al di sopra di ogni sospetto e indagine?