“Il Diario di Dario”: L’informazione che non c’era ora c’è?

Il Diario di Dario

Da Napoli al Golfo all’Italia al servizio dell’informazione libera: sempre!

Dovevo arrivare alla soglia dei 50 anni e alla vigilia del mio compleanno, forse, per decidermi a fare il gran salto ed a concedermi un grande regalo: abbandonare, si spera per sempre, le collaborazioni a titolo meramente gratuito “perché, collega, sai qual è lo stato del giornalismo oggi in Italia – tra il coma vigile e la morte cerebrale – e a tutti i livelli”, ed a fondare, costruire, dirigere e scrivere in splendida solitudine un mio personale giornale; anche se, per ora, solo online e chiamandolo “diario” a mo’ dei quotidiani spagnoli.

Un altro? vi starete chiedendo se avete avuta la bontà ma, soprattutto, lo stoicismo di non abbioccare al terzo rigo dell’autoreferenziale incipit di presentazione di questa nuova iniziativa editoriale: apparentemente sì; ma fattivamente, concretamente, praticamente no!

Avete presente quei “professionisti” dell’informazione che, appuntandosela sul petto tronfio, quasi fosse una medaglia, recitano a memoria la filastrocca del bravo giornalista su “i fatti separati dalle opinioni?”. Ecco, con “Ildiariodidario” che mi onoro di aver fondato e di rappresentare fin dal suo nome che, se ancora non lo sapete, corrisponde a quello mio di battesimo, smontiamo e smonteremo quella che, a nostro sommesso parere, è la stron..ta più grande mai sentita da che Guttenberg inventò i caratteri a stampa nell’ormai, per il mondo dell’informazione, paleozoico anno 1453 o giù di lì. Infatti, premesso e assodato che “Il Giornale di Dario” – traduzione in italiano del nome di questa neonata testata giornalistico-informativa-comunicativa -, vuole essere e, nei limiti del possibile delle mia capacità intellettuali, competenze professionali, forze fisiche, sarà un sito di all-news h24 che, citando il sottotitolo della testata, spazierà da Napoli al Golfo di Gaeta all’Italia, facendo questo mestiere da qualcosa, ormai, come mezzo secolo circa, abbiamo imparato, spesso a nostre spese, che la verità giornalistica non è mai una sola; pur se quelli che se ne ritengono, astutamente, i depositari, vogliono farlo credere per comodità, tornaconto personale e, perché no, fanatismo non dissimile e non lontano da quello degli esaltati religiosi di ogni risma e misura. Per farla breve o, se volete, non tirarla per le lunghe, saremo sui fatti o, come è scritto in quel manuale del bravo giornalista mai redatto da alcuno eppure molto e spesso a sproposito citato, sulla notizia: sempre, però, dal nostro punto di vista che, questo lo possiamo promettere, sarà solo e soltanto il nostro; perché partigiani – nel senso migliore di questa parola – lo potremo essere a volte, ma eterodiretti da qualcuno o qualcosa non succederà mai e poi mai!

Buona vita al “DiariodiDario”.

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