Passata la sbandata leghista che nel 2019 portò all’elezione a presidente della sconfitta di oggi: Donatella Tesei
Gli elettori umbri sono rinsaviti e, dopo cinque anni di pessimo governo regionale di destra-centro, voltano le spalle ai rappresentanti locali di Giorgia Meloni e Matteo Salvini e fanno ritorno in quella che, politicamente ed amministrativamente, dal secondo dopoguerra in poi è sempre stata la loro casa: la sinistra. Nelle terre di San Francesco d’Assisi ascende al soglio di governatore proprio una candidata che è stata già primo cittadino del comune che ha dati i natali a lei e al più ben noto frate che fece voto di povertà. Per quanto riguarda i partiti, poi, la vittoria di Stefania Proietti sulla governatrice uscente Donatella Tesei è andata di pari passo con la rinascita in Regione del Partito Democratico che vola oltre il 30%: lasciando letteralmente al palo i fratelli di Giorgia fermi sotto al 20. Unico neo nell’affermazione del campo largo progressista umbro, il risultato imbarazzante di un Movimento 5 Stelle ormai avviato su in lento ma inesorabile viale del tramonto politico-elettorale (come dimostra anche il dato percentuale nelle contestuali elezioni regionali in Emilia Romagna).
I dati
I numeri, dicevamo. Il testa a testa paventato da tutti i principali osservatori e istituti di sondaggio italiani non c’è stato: Stefania Proietti è sempre stata, lungo tutto lo spoglio, saldamente in testa; affermandosi, alla conclusione del conteggio dei voti, sulla Tesei con una percentuale del 51,13 al 46,17%, equivalente ad uno scarto percentuale di ben 5 punti (182.394 le preferenze per Proietti, 164.727 quelle per Tesei).
I partiti. Sul versante dei partiti la situazione non è stata molto dissimile: il Partito democratico dà la paga a tutti e, principalmente, al diretto competitor Fratelli d’Italia. Pur se, infatti, super Giorgia di certo sminuirà il significato e la portata di un voto definito di valenza unicamente amministrativa, il risultato per la compagine di governo è poco esaltante. Il partito del premier si attesta al 19,44%, percentuale alla quale non arrivano, sommate insieme, Forza Italia (9,69%) e Lega (7,7%). Stendiamo un velo pietoso sull’ex sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, che non entrerà neppure in consiglio regionale. All’opposto, invece, nello schieramento vincente, il Partito democratica supera il 30% (30,43%) cannibalizzando quel che resta dei pentastellati (4,71%) alle prese con la guerra intestina Grillo-Conte. In calo, sulle Europee, anche l’alleanza Verdi-Sinistra (4,28%).
Emilia, risultato scritto
Non sono bastate una serie di alluvioni nefaste che hanno messo in ginocchio un intero territorio perché gli emiliano-romagnoli scegliessero un’alternativa politica alla sinistra che, da sempre, governa la Regione. Le comparsate del premier sui luoghi della tragedia non sono bastate né servite a far pendere l’ago della bilancia elettorale verso la destra. Infatti, nell’altra chiamata al voto dello scorso fine settimana, quella delle elezioni regionali in Emila Romagna, la vittoria del campo largo e, al suo interno, del Pd di Elly Schlein è ancora più netto che in Umbria. Qui, il candidato del centrosinistra Michele De Pascale vince con il 56,77% e i democratici sfondano la soglia del 40%, attestandosi a un lusinghiero 42,94%. Per tutti gli altri valgono, amplificate, le osservazioni fatte per il voto ai partiti nella tornata elettorale umbra.