Unità opposizioni Formia: un problema grande quanto una Villa

Paola Villa consigliera comunale Formia
Paola Villa

Il sasso nello stagno ristagnante – ci si passi il voluto gioco di parole – della politica locale lo ha gettato, qualche giorno addietro, il coordinamento cittadino del M5S di Formia che, in un discorso più ampio sull’azione dell’Amministrazione Taddeo-Cardillo Pupo e sulla costruzione di un’alternativa credibile all’attuale guida politico-partitica dell’ex Perla del Tirreno, ha dovuto riconoscere che, purtroppo, fin qui “anche le opposizioni consiliari non sono state in grado di aggregare gli altri partiti, le associazioni, i movimenti e i comitati“, paventando il rischio, più che concreto, che “alla fine si arriverà a un mese dalle prossime elezioni e si cercherà, come l’ultima volta, un’alleanza elettorale destinare a fallire”. Alla disamina sullo stato di coma (non) vigile delle minoranze consiliari – tutte – del locale gruppo pentastellato che condividiamo e sottoscriviamo, pensiamo però sia necessario aggiungere un a postilla con il nome e il cognome di colei che, a nostro modesto parere, rappresenta oggi l’ostacolo più grande affinché si realizzi quell’unitarietà di opposizioni che almeno possano provarci a costituire un’alternativa se non vincente almeno concorrenziale al caterpillar elettorale targato Forza Italia-Fratelli d’Italia: Paola Villa.

Candidato sindaco unitario opposizioni: l’ostacolo professoressa Scienze naturali

È inutile girarci attorno: l’unità delle opposizioni a Formia, soprattutto in chiave di cartello politico-elettorale alternativo all’attuale maggioranza di governo cittadino, sarà impossibile realizzarla fino a quando l’ex prima cittadina formiana, rinunciando al suo, legittimo, spirito di rivalsa e alle sue, sacrosante, ambizioni, non farà un passo indietro annunciando di mettersi al servizio, come tutti gli altri, della città e con spirito di sacrificio appoggiare una candidatura che non sia la sua a sindaco del Campo largo rivisitato ed adattato in salsa formiana.

Perché, oggi, la quarta corsa a sindaco della Villa è perdente

Anzitutto va ricordato che Paola Villa, ove decidesse di scendere ancora in campo per contendere a Gianluca Taddeo la poltrona di primo cittadino di Formia, sarebbe alla sua quarta, consecutiva, candidatura a sindaco: un record che neppure Vincenzo De Luca in Campania che sta battendosi come un leone ferito per proporre agli elettori l’opzione del suo terzo mandato da governatore. Un’ipotesi che, inoltre, striderebbe alquanto con chi, strumentalmente a nostro dire, da qualche anno a questa parte issa le insegne di un Movimento, quello 5 Stelle, che della politica-politicante fatta di candidature, elezioni e poltrone a vita ha fatto uno dei suoi tratti distintivi più riconoscibili – pur se attualmente rimesso in discussione e a forte rischio di sopravvivenza -.

Secondariamente, anche qui è inutile far finta di nulla e voler mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, il nome della professoressa di Scienze naturali è profondamente divisivo e già alle scorse elezioni, quando si trattava di appoggiarla perché sindaco (quasi) uscente dopo la parentesi nefasta del commissario prefettizio Silvana Tizzano – quella del bene confiscato ai Bardellino irregolarmente assegnato alla Sezione Navale della Gdf di Gaeta -, non fu capace di aggregare consenso attorno alla sua persona che non fosse quello della parte civico-politica a lei più vicina favorendo, ad essere sinceri in concorso con altri, l’affermazione di quel cartello elettorale di centrodestra oggi maggioranza in Comune.

Last but not least – come scriverebbero coloro che masticano di politologia -, il consenso quasi bulgaro di cui godé ai tempi, irripetibili, dell’elezione quasi plebiscitaria al primo mandato di sindaco di Formia l’attuale consigliera comunale di minoranza Villa, si è, nel tempo, vieppiù assottigliato: come dimostrano palesemente i dati delle ultime tornate elettorali che, addirittura, nel caso delle Amministrative del 2021 la vide clamorosamente finire quarta su cinque candidati a primo cittadino con una risicata percentuale elettorale del 10% circa corrispondente a scarse 2mila preferenze nelle urne (530 delle quali portate in dote dal generoso meetup locale del M5S).

Conclusioni

Ritornando al ragionamento iniziale dei pentastellati formiani dal quale siamo partiti per integrare il nostro, se a Formia vuole offrirsi un progetto credibile, solido, di respiro, alternativo a chi oggi amministra la città, l’unica è che chi, a ogni piè sospinto, predica l’amore disinteressato per il proprio territorio e la difesa del bene comune, inizi a lavorare con tutti quelli che ci stanno per individuare, oggi e non domani, un nome che possa aggregare e non dividere, unire e non disunire sensibilità civico-politico-culturali diverse ma che tutte credono e sperano che un futuro diverso per Formia sia possibile. La città la si difende anche da vicesindaco, assessore, presidente del Consiglio comunale oppure dall’esterno del Palazzo; e non, necessariamente, volendo a tutti i costi e contro tutto e tutti – facendo un favore a coloro che si dice voler combattere dividendo l’opposizione – stare sulla barricata nel ruolo di commander in chief di un manipolo di fedelissimi per dare l’assalto alla poltrona più alta del Municipio.

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